GUSTI SESSUALI E LEGGE 

 

IL PARERE DELLA SCIENZA

 

 

Sollecitata da parecchie richieste, ho cercato di completare il mio articolo precedente con alcune indicazioni bibliografiche, apponendovi il sottotitolo “Il parere della scienza”.

 

 

OMOSESSUALITA’:  VARIANTE NATURALE?

Margherita Graglia, componente della “Commissione sessualità al Ministero delle Pari Opportunità”, scriveva su “Il Resto del Carlino, 7 agosto 2003, p.16 : “l’omosessualità è una variante naturale dell’espressione affettiva e sessuale”.  Non è affatto così, risponde il dottor Bruto Maria Bruti[1], che da tempo si occupa, in qualità di medico, di queste tematiche    Non è mai successo nella storia della psichiatria che un eterosessuale funzionante sia entrato in cura per attuare la sua conversione in omosessuale. Al contrario, sono in aumento gli omosessuali che si sottopongono ad una terapia di conversione sessuale e guariscono.

Sono in crescita, continua il dottor Bruto Maria Bruti, anche i movimenti di base di ex gay, che aiutano altri ad uscire da questa condizione, in modo analogo agli ex alcolisti ed ex tossicodipendenti: vedi Exodus International e Courage.

 

 

OMOSESSUALITÀ:  NORMALITA’  O  DISORDINE?

            Nel 1973 Robert Spitzer, docente di psichiatria alla Columbus University di New York, fu tra gli esperti che sollecitarono una revisione critica degli studi sull’omosessualità, in qualità di Presidente del “Comitato di Diagnostic and statistical manual of Mental disorders” dell’Associazione Psichiatrica americana.  All’inizio delle sue ricerche, il prof. Spitzer rifiutò di considerare le tendenze omosessuali come “disordine” ritenendole come “condizione normale”, e pubblicò questi suoi studi sul manuale dell’American Psychiatric Association.

            Nel 2003, a distanza di molti anni e dopo aver effettuato molti studi statistici, come da sue interviste rilasciate a giornali americani di scienza, il prof. Spitzer ha proposto di riconsiderare l’omosessualità come “disordine del comportamento”, sulla strada tracciata da molti studiosi, soprattutto medici e biologi, i quali sono ormai d’accordo nel definire l’omosessualità un “disturbo funzionale”, un “disordine curabile”, purchè lo si voglia.

Egli ha seguito un gruppo di 200 omosessuali motivati che si sono sottoposti volontariamente ad una terapia di conversione sessuale con risultati davvero sorprendenti: gli omosessuali sono arrivati, o tornati, un po’ alla volta, ad una eterosessualità funzionante.  Inoltre il 79% di questi ex omosessuali ha avuto anche una conversione religiosa. La motivazione religiosa, afferma lo stesso psichiatra, è una delle motivazioni principali che spingono la persona con tendenze omosessuali ad intraprendere un cammino di liberazione dal comportamento disordinato, perché non si può soffocare la voce intima della coscienza, nemmeno a suon di forzate “legalizzazioni” o di fanfare che reclamano un ostentato ma infondato “orgoglio gay”. Il prof. Spitzer vorrebbe proseguire la ricerca ma ha paura delle Lobby Gay che hanno il sostegno di potenti organizzazioni internazionali, non ultimo anche per il fatto che i più noti “gay” provengono da ceti benestanti e influenti nella società. 

 

 

 

OMOSESSUALITA’:   LE CAUSE – IL POSSIBILE CAMBIAMENTO

            Il dottor Joseph Nicolosi si occupa da diversi anni di “terapia riparativa” dell’omosessualità. E’ co-fondatore e direttore dell’Associazione Nazionale per la Ricerca e la Terapia dell’Omosessualità (Narth), membro dell’Associazione psicologica americana e autore di molti libri e articoli scientifici.[2]   Il sito del Narth sul quale è disponibile materiale in italiano è il seguente: http:/www.narth.com.   Qui in Italia, stretta collaboratrice del prof. Nicolosi nel portare avanti la “terapia riparativa” dell’omosessualità è la dott.ssa Chiara Atzori, medico infettologo presso l’ospedale “Sacco” di Milano.[3]

Ebbene, il prof. Nicolosi sostiene che le cause dell’omosessualità non sono genetiche, non si è trovato il “gene” dell’omosessualità, il cosiddetto “gene-gay” o “cervello-gay”.  Anche negli Stati Uniti gli stessi attivisti gay non parlano più così tanto di basi biologiche o genetiche perché nessuno studio lo ha finora dimostrato offrendo un simile riscontro.[4]  Sono molto più evidenti, continua il prof. Nicolosi, le cause familiari e ambientali (…), tutte condizioni, comunque, che risalgono a fattori comportamentali perfettamente correggibili.  Molti studiosi, tra cui lo stesso Nicolosi, basano la loro terapia su concetti Freudiani [5] tuttora validi.   Infatti Freud, pur sostenendo i diritti dei gay, considerava l’omosessualità come un “disordine dello sviluppo”, condizione pertanto soggetta a trattamento, almeno per coloro che desiderano veramente cambiare.   E il cambiamento, continua il prof. Nicolosi, è davvero possibile!  Ogni anno un numero sempre maggiore di individui che soffrono per la loro situazione di gay o di lesbiche, chiede di essere sottoposto a terapia con risultati davvero soddisfacenti: molti di loro adesso sono felicemente sposati con bambini mentre era stato martellato loro in testa lo slogan che, avendo il “gene dell’omosessualità” dovevano accettare di convivere con quello, anzi esserne addirittura fieri e orgogliosi e farsi promotori di queste nobili battaglie.  Queste persone hanno avuto il coraggio di andare a fondo nelle cause della loro attrazione sessuale e hanno scoperto che molte delle loro sofferenze erano dovute a cause emotive risalenti alla loro infanzia, a qualche trauma subito più o meno coscientemente o simile, e quando hanno avuto il coraggio di riconoscere questo, subito è iniziato a diminuire il loro desiderio omosessuale.[6]    Il passo più difficile, ma decisivo per la guarigione, continua il prof. Nicolosi, è proprio la serena consapevolezza del proprio stato, unita al desiderio di voler cambiare.

 

 

OMOSESSUALI  O  GAY?

Sostiene inoltre il professor Nicolosi che è necessario effettuare una distinzione fra omosessuali e gay.    Non tutti gli omosessuali sono gay, laddove per “gay” si intende una identità socio-politica, mentre omosessuale è semplicemente una descrizione di un problema psicologico, di un orientamento sessuale.  Infatti molti omosessuali che desiderano essere aiutati, rifiutano la parola “gay” perché non si riconoscono in quella identità socio-politica e con lo stile di vita gay.   Noi crediamo, continua il prof. Nicolosi nel suo libro, che molti attivisti gay hanno usato la questione dei diritti civili come un modo per opprimere persone che stanno cercando di cambiare, che stanno cercando di uscire dall’omosessualità.  C’è un’intera popolazione di individui che sta uscendo dall’omosessualità e questo fatto è una minaccia per gli attivisti gay perché questi vogliono ridefinire tutto il corpo sociale travisando e snaturando il concetto di “matrimonio”, la natura della genitorialità e la norma sociale fondamentale circa il sesso e il genere.  Questo è incomparabilmente più grave dell’omosessualità in sé, quando è accettata, vissuta o sofferta privatamente. [7] 

 

 

OMOSESSUALITA’  E  OMOFOBIA

            Il dottor Anatrella che segue da anni il percorso degli omosessuali che desiderano ritrovare il perché del loro stato, non usa mezzi termini riguardo la parola coniata di recente, “Omofobia”: “Anche se per definizione una fobia è uno spropositato timore irrazionale, il termine “omofobia” è ormai impiegato per descrivere e spiegare qualsiasi reazione negativa nei confronti dell’omosessualità. (…) Ogni problematica e sofferenza dell’omosessuale è attribuita all’omofobia sociale, si dice, perché nessuno vuole ammettere l’esistenza di problematiche insite nella condizione omosessuale, spesso così forti che spingono alla droga, all’alcool, a nevrosi, a tentativi di suicidio e a prostituzione”.[8]

Gli fa eco il prof. Nicolosi, affermando che: “Si vuol far credere che molte delle sofferenze degli omosessuali o lesbiche siano dovute alla “omofobia sociale” cioè al rifiuto della società nei loro confronti, e questo non è vero! La maggior parte delle persone sono indifferenti agli omosessuali, ancor di più in una società individualistica come la nostra dove ciascuno fa quello che vuole, e poi tutti hanno i loro problemi personali o familiari da risolvere (…). Le sofferenze degli omosessuali derivano dalla loro stessa condizione contraria alla vera natura; per questo moltissimi studi mostrano che gli omosessuali sono più infelici, depressi, predisposti a tentativi di suicidio, hanno relazioni povere, comportamenti autolesionistici e disadattati.  Questo non si può semplicisticamente attribuire alla omofobia della società.  Io credo invece, continua il professore, che la maggior parte della sofferenza sia dovuta alla natura disordinata della stessa omosessualità perché contrasta la nostra natura umana.[9]  Non si può stravolgere l’ordine della natura e lo stesso vocabolario adattandolo per forza ai nostri discutibili e variegati gusti!  Oggi è di moda appiccicare l’etichetta di “omofobo” a tutte le persone che non sono disposte a considerare l’omosessualità come una cosa normale e si oppongono alla sua “normalizzazione” sociale. Anzi, si rischiano denunce e carcere se si osa affermare il valore della famiglia eterosessuale, come è capitato in Svezia al pastore protestante Ake Green che è stato condannato a un mese di carcere per un sermone nel quale aveva criticato la legge sulle unioni omosessuali. Qualche mese fa il governatore del Friuli Venezia Giulia è stato accusato di “omofobia” nel corso di una trasmissione radiofonica solo per aver riconosciuto il valore della famiglia eterosessuale.  Si arriva all’assurdo che, mentre si vuole far passare per comportamento normale l’omosessualità, per contro, si parla di malattia da curare per l’omofobia, vale a dire che tutti coloro che ritengono valida la famiglia eterosessuale dovrebbero essere, se non del tutto incriminati, almeno di sicuro, “curati”.[10] 

 

 

NO AL “MATRIMONIO” OMOSESSUALE

            Un noto psicoterapeuta olandese, Gerard J.M. van den Aardweg, rileva il pieno accordo tra dottrina cattolica e dati scientifici circa l’omosessualità come intrinseco disturbo della persona, e trova il coraggio di denunciare ricerche pseudoscientifiche intese ad accreditare come normali determinati comportamenti antropologici che si dovrebbero definire “aberranti”, quali la definizione di “matrimonio” per gli omosessuali.[11]

Sull’argomento è più volte intervenuto il Magistero della Chiesa, in particolare con un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede    Essa afferma: “(…) La Chiesa è consapevole che l’opinione, secondo cui l’attività omosessuale sarebbe paragonabile, o almeno altrettanto accettabile, all’espressione sessuale dell’amore coniugale, ha un’incidenza diretta sulla concezione che la società ha della natura e dei diritti della famiglia, e li mette seriamente in pericolo. (…) La doverosa reazione alle ingiustizie commesse contro le persone omosessuali non può portare in nessun modo a ritenere che la condizione omosessuale non sia disordinata. Se poi tale valutazione viene accolta e, di conseguenza l’attività omosessuale viene accettata come buona, oppure se viene introdotta una legislazione civile che protegga un comportamento al quale nessuno può rivendicare un qualsiasi diritto, allora né la Chiesa né la società nel suo complesso dovrebbero poi sorprendersi se anche altre opinioni e pratiche perverse guadagnano terreno e se i comportamenti irrazionali e violenti aumentano”. [12]

            Van den Aardeweg afferma che la Chiesa è custode non solo del deposito della fede, ma anche della morale naturale, è un preciso punto di riferimento per tutta l’umanità e non solo per i cattolici, e per questo non solo può, ma deve far sentire la sua voce a testimonianza energica e inequivoca, nei momenti critici della storia.  Il fatto che anche certi preti si siano resi colpevoli di queste e altre trasgressioni, non dispensa la Chiesa dal continuare a predicare la verità che vincola sempre e comunque la coscienza di ciascuno, siano essi laici, credenti, preti o suore, nella consapevolezza che ciascuno di noi dovrà rendere conto a Dio delle proprie azioni.

 

            Riguardo poi il tanto conclamato “matrimonio omosessuale”, il professor Van den Aardeweg ha delle espressioni molto dure e chiare: “Diciamolo chiaro: il matrimonio “omosessuale” oltre che assurdo, è un mito!  Durante 35 anni di trattamento psicoterapeutico di persone con problemi di omosessualità, non ho mai avuto notizie di una sola relazione omosessuale che durasse anni, e tale da poter essere considerata una relazione normale, adulta. Esistono, sì, casi eccezionali di amicizia duratura tra partner omosessuali, ma di coabitazione duratura e di fedeltà neanche a parlarne! Sono relazioni caratterizzate da tensioni, gelosia, dipendenza adolescenziale, fenomeni nevrotici di attrazione-repulsione ecc.  A onor del vero, sono parecchi gli omosessuali che, in pieno accordo con la Congregazione per la Dottrina della fede, ritengono impossibile qualunque analogia tra relazioni omosessuali e matrimonio, ma di questo e di altre manifestazioni del genere i mass-media si guardano bene dal parlarne.

Esiste abbondante documentazione che prova la breve durate delle relazioni omosessuali e l’enorme promiscuità dell’omosessuale praticante, e il nostro autore cita dati statistici concreti soprattutto con riferimento alle infezioni da Hiv: gli omosessuali con una relazione “fissa” hanno in media 8 partner all’anno, gli altri ne hanno 22….  Come si può pensare di affidare un bambino a coppie così… varie, interscambiabili e instabili? [13]  …Le tensioni che insorgono tra “genitori” omosessuali, in una relazione psicologicamente impossibile, l’instabilità emotiva e il loro egocentrismo, si ripercuotono senza dubbio sul bambino con effetti, a dir poco, nevrotizzanti.  Ci scandalizziamo tanto per lo sfruttamento dei bambini del Terzo Mondo, e noi siamo disposti a sacrificare i bambini più sfortunati e provati, o perché provenienti da famiglie distrutte o perché orfani, affidandoli a coppie che presentano per la loro stessa natura, problemi ancora più grossi?[14]

 

 

SI VUOLE STRAVOLGERE LEGGE NATURALE E VOCABOLARIO

            Che l’omosessualità fosse moralmente “disordinata” l’umanità lo ha sempre saputo perché deriva dal buon senso.  Sin dall’antichità era un comportamento condannato: sia presso gli Assiro-Babilonesi che presso gli Egiziani; Sparta e Atene punivano questo comportamento proprio per il suo dilagare soprattutto tra gli aristocratici; così pure in certe tribù dell’Africa, in Cina è severamente proibito, senza dire come sia molto duro contro questo comportamento l’Islam.   Anche nel nostro mondo occidentale, nonostante il martellare della propaganda in favore, la maggior parte della gente considera sbagliati, cioè disordinati, i rapporti omosessuali. 

            Per contro, assistiamo impotenti ad un tenace programma da parte dell’Unione Europea e delle Nazioni Unite teso allo stravolgimento delle concezioni in materia di sessualità umana. Secondo una risoluzione presa dal Parlamento europeo il 26 marzo 2000, il “matrimonio” omosessuale va istituzionalizzato con urgenza. Il progetto di Carta europea dei diritti fondamentali intende proibire espressamente la discriminazione fondata sulle “tendenze sessuali”, comprendendo qualsiasi tendenza sessuale, perfino la pedofilia.  L’Unicef, nella sua bozza sul tema “bambini” realizzata in vista dell’assemblea generale dell’Onu del settembre 2001, afferma che la “tendenza sessuale” deve diventare un diritto prioritario.   Ecc. ecc.   Non mancano movimenti che si oppongono all’avanzata del “matrimonio” omosessuale, anche negli Stati Uniti.  Il Presidente Bush ha dichiarato la sua ferma opposizione e intende far apportare alla Costituzione un “Federal Amendment” che riservi esplicitamente il diritto matrimoniale alle persone di sesso diverso.

 

 

CONCLUSIONI PERSONALI

 

Riguardo il trattamento più o meno irrispettoso che è stato riservato in passato agli omosessuali, è cosa del passato!  Lasciamo il passato al passato, con i suoi usi e costumi. Io sono convinta che nella nostra civiltà occidentale dove regna libertà e democrazia, nessuno vuole ingaggiare battaglie contro gli omosessuali; si accettano e si rispettano, perché la coscienza di ogni uomo è sacra, e solo Dio può giudicare.  Vorrei soltanto ribadire un concetto di fondo: a casa propria ognuno è liberissimo di fare ciò che vuole, sia nel bene che nel male, (se la vedrà con Dio), ma quando si pretende che certe scelte personali, intime (e penso a tanti altri disordini comportamentali e morali), quando si pretende che queste scelte abbiano a tutti i costi anche un risvolto sociale e pubblico, addirittura un riconoscimento ufficiale, allora bisogna avere il coraggio di difendere anche la nostra libertà e la nostra civiltà da eventuali soprusi e strumentalizzazioni, a maggior ragione quando certe pretese rischiano di stravolgere l’ordine della natura e della società.

Questa rivoluzione, questo stravolgimento dei costumi noi non lo vogliamo, se non altro per la difesa del Bene Comune e per rispetto della nostra stessa intelligenza che, se è sana, cioè libera da ideologia e preconcetti, attinge spontaneamente alla verità delle cose.   Seguire il vocabolario del “Senso comune” che rimanda, appunto, alla verità delle cose, è sempre stato il metodo con cui ho affrontato qualsiasi argomento, senza per questo trascurare i dati della scienza e degli esperti.

 

Il “senso comune” non è altro che l’intelligenza nel suo esercizio spontaneo, senza le sovrastrutture pseudo-scientifiche, ed è quello che permette di esprimere un pensiero, di dare un giudizio anche da parte della gente semplice, che non ha fatto tanti studi, come insegnano San Tommaso e lo stesso Aristotele, i quali affermano che “base e fondamento di ogni Verità è innanzitutto la realtà concreta, palpabile, visibile che cade sotto i nostri occhi e i nostri sensi”.

            Proprio grazie a questo dono dell’intelletto e della ragione, patrimonio dell’umanità, che contraddistingue l’essere umano da tutti gli altri esseri viventi, anche la mia cara nonna che non poteva vantare molti titoli di studio, affermava con assoluta certezza: “Ogni cosa deve essere usata per quello che è in natura, altrimenti si rovina”.  Basta trasferire questo semplicissimo concetto alla realtà che abbiamo appena cercato di approfondire attraverso le ricerche di grandi studiosi, e abbiamo risolto tutti i problemi: se il piede anziché servire per camminare, volesse mangiare, o viceversa, se la bocca volesse servire per ascoltare… ne verrebbe fuori un caos generale.  Ebbene, allora bisogna riconoscere che il primo dovere di tutti è quello di rispettare l’ordine delle cose presente nella natura e chiaramente visibile anche nella configurazione anatomica, fisiologica e psicologica del nostro corpo, maschile e femminile, corpi complementari l’uno all’altro.  Che si abbia per lo  meno l’onestà di non chiamare “matrimonio” certi atteggiamenti!!!

 

            Per finire con un pensiero un po’ più spirituale, varrebbe la pena ogni tanto ricordare che la vita dell’uomo sulla terra è breve, “passa in fretta e noi ci dileguiamo” dice la Sacra Scrittura, e che per tutti viene richiesto un po’ di sacrificio, di lotta interiore, di sforzo per migliorare sé stessi, per non lasciarsi portare dalle proprie passioni, in tutti i campi: nel sesso, nelle ambizioni professionali, nel desiderio di potere o di sopraffazione, di denaro, nell’eccesso di gelosia, di invidia, di odio, di vendetta  ecc.  

L’uomo è fatto di intelligenza e di passioni e non sono tutte buone!  Bisogna educarle, regolarle e dirigerle al proprio fine.  Con la preghiera e l’aiuto di Dio è certamente più facile  per tutti, in qualunque situazione ci si possa trovare, ed è soprattutto garanzia di molta pace e serenità qui su questa terra e poi… nell’aldilà.

            “Ma esiste un al di là”? Si sente spesso dire.  Si fa tanta fatica a pensare alla Vita Eterna, eppure esiste un incontro con Dio, un giudizio di Dio nei confronti di ciascuno di noi subito dopo la nostra morte, (lo troviamo più volte affermato dallo stesso Gesù Cristo nel Vangelo), e per la gioia di questo incontro con Dio, nostro Padre, e anche per il timore di perderlo per sempre, vale la pena di pregare e di lottare contro tutte le nostre cattive passioni e uscirne vittoriosi e felici. 

            Quanto è consolante e ricco di gioia profonda vivere l’amore secondo il disegno che Dio stesso ha voluto per l’uomo!  Quanto sono commoventi quelle espressioni, ad esempio, del Cantico dei Cantici, dove viene narrata la trepidazione con cui lo sposo esce alla ricerca della amata del suo cuore e si strugge finchè non l’ha trovata!  Quanto è bello assaporare l’esigente dolcezza della castità nell’attesa di donare tutto sé stesso solo a colui o a colei che sarà l’unico sposo o sposa, per sempre!  Sarà mai possibile riuscire ad amare con tutto il cuore, con tutta la propria persona, anche a costo di qualche rinuncia e sacrificio, senza diventare schiavi di un sesso banale, effimero, che non potrà mai appagare le ansie più profonde dell’anima di ogni uomo?  E’ possibile!

            E per coloro che non ne vogliono proprio sapere né di Dio, né del Paradiso, né di sacrifici, suggerisco di fare propria almeno la “scommessa di Pascal” che, in poche parole, dice così “O si crede o non si crede in Dio. Se scommettiamo “Dio è”, nel caso di riuscita guadagniamo l’Infinito, l’Eterno; se perdiamo, non perdiamo nulla di importante. Ma se scommettiamo “Dio non è” e perdiamo, perdiamo insieme l’Infinito e l’Eterno.  Vi è dunque un’assoluta sproporzione tra le poste in gioco e per questo l’uomo saggio deve scegliere “Dio è” perché ne esce doppiamente vincitore: in questa vita sulla terra vissuta nella pienezza della dignità umana, e poi, nella Vita Eterna, col premio che Dio ha riservato ai suoi figli “buoni e fedeli”.

 

 

                                                                                              Patrizia Stella

 



[1] Cfr. http://www.il nuovo.it/nuovo/foglia/  Domande e risposte sul problema dell’omosessualità. Cristianità n. 314, 2002 – e-mail    Il Dott. Bruti si sta occupando di un nuovo indirizzo della psicoterapia che vuole introdurre la logica aristotelico-tomista all’interno della psicologia, quale criterio normativo per distinguere la fisiologia dei comportamenti e dei pensieri dalla vera e propria patologia. 

[2] Joseph Nicolosi, Omosessualità maschile, un nuovo approccio, Sugarco Edizioni, Milano 2002;

[3] La dott.ssa Chiara Atzori, autrice di molti articoli e di conferenze sull’argomento, ha curato la presentazione del libro del prof. Nicolosi già citato, edito dalla Casa Editrice Sugarco.

[4] Irving Bieber e coll., Omosessualità,  Il pensiero Scientifico Editore, Roma 1977

[5] Sigmond Freud(1856-1939) il fondatore della psicoanalisi.

[6] J. Nicolosi, Op. citata

[7] Joseph Nicolosi, Linda Ames Nicolosi, Omosessualità, una guida per i genitori, Sugarco Edizioni, Milano 2003.

[8] T. Anatrella, voce Omosessualità e omofobia, in Lexicon, Lev. Città del Vaticano 2003.  Per queste sue chiare esposizioni, il prof. Anatrella era stato querelato dall’Associazione Agedo, Associazione genitori di omosessuali. Il P.M. lo ha assolto con la seguente motivazione: come l’Agedo è libera di esprimere il suo pensiero raccogliendolo in libri, altrettanta libertà deve essere concessa a chi la pensa diversamente ed espone questo suo pensiero su riviste.

[9] Joseph Nicolosi, Linda Ames Nicolosi, Omosessualità, una guida pr i genitori, Sugarco Edizioni, Milano 2003

[10] Giovanni Rossi Barilli, Il movimento gay in Italia, Feltrinelli, Milano 1999

[11] Van den Aardeweg, Omosessualità e speranza, Ed. Ares, Milano 1995

[12] Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali, nn. 9-10)

[13] Van den Aardweg G.J.M., “Matrimonio” omosessuale e affidamento a omosessuale, in “Studi Cattolici” 1998, 12, 449, 499, 509.

[14] Van den Aarweg, op. citata