LETTERA APERTA

ALLE AUTORITA’  CIVILI  E  RELIGIOSE  E  ALLE  RIVISTE

 

 

GUSTI SESSUALI E LEGGE

 

 

 

1^ PARTE:      OMOSESSUALITA’ E  ADOZIONI DEI BAMBINI

 

Ha suscitato molto scalpore la pertinacia con cui il nuovo governo spagnolo di sinistra ha voluto a tutti i costi legalizzare le unioni omosessuali offrendo addirittura la possibilità delle adozioni, quando sappiamo come sia difficile ottenere un bambino in adozione perfino per le coppie di sposi regolari. Sembra che solo un due/tre per cento di coniugi regolarmente sposati riescano nel loro intento, e solo dopo aver passato per molte difficoltà e tribolazioni costituite da spese e attese interminabili, interrogatori da parte di giudici e assistenti sociali, controlli a tutto campo sulla famiglia fino ai più remoti antenati, ecc. tanto da scoraggiare anche i più convinti.     Altro che legge sulla privacy!

Non si capisce come per gli omosessuali tutto ciò debba essere reso ancora più semplice e accessibile! Questa è stata, purtroppo, la prima mossa infelice (e non la sola) che ha contraddistinto la nostra neonata “Unione Europea” nel 1994, quella di fare pressione sulle singole Nazioni perché favorissero questo tipo di “apertura”, adozioni comprese, come se non esistessero problemi ben più gravi e urgenti da affrontare, nella scala dei bisogni, quali fame, povertà, sfruttamento e disoccupazione

Ad ogni modo, non dovrebbe destare alcuna meraviglia la questione degli omosessuali in sé, perché ciascuno è libero di avere la sua vita privata come, quando e con chi vuole, sia nel bene che nel male, a proprio rischio e pericolo, e di questo ciascuno deve rendere conto solo alla sua coscienza e a Dio, quando il fatto non costituisce reato per l’ordine pubblico, ovviamente, almeno per le leggi democratiche vigenti nel mondo occidentale.  

Ma quando si vuole parlare di famiglia e di legalizzazione di un determinato rapporto, questa scelta esce dalla sfera privata perché ha sempre anche un risvolto sociale, e pertanto esige un riconoscimento pubblico, e questo riconoscimento lo si deve dare solo rispettando l’ordine della natura che è quello voluto da Dio in vista del bene comune.

La legge naturale è sempre stata un chiaro punto di riferimento per tutti i legislatori, credenti e non credenti.  Se viene scardinato il concetto di matrimonio e di famiglia fondato sulla legge naturale che è stato quello che ha retto il mondo finora, si creano i presupposti per aprire la strada a qualunque altra forma di rapporto, anche le più aberranti, perché non solo due, ma anche più persone, di qualunque età e sesso, possono vantare gli stessi diritti.  Perché non aprire anche al cosiddetto “matrimonio di gruppo”, magari con minori, o considerare parte della famiglia anche gli animali ai quali estendere gli stessi diritti, il posto a tavola, la pensione, l’assicurazione ecc.?  Perché discriminare quelli che vantano tali “gusti”?  Quando ci si fa beffe di tutto, anche della legge naturale, base e fondamento di ogni diritto, si finisce per assolutizzare tutto, anche il sesso, trasformandolo in ossessione, in bramosia insaziabile, a tal punto che qualunque “ammucchiata sotto lo stesso tetto” potrebbe essere considerata matrimonio o famiglia, con i rapporti più inverosimili e orribili, quali pedofilia, incesto e bestialità.  Manca solo che venga legalizzato il sacrificio umano a sfondo sessuale (come accade in certe sette diaboliche) e poi abbiamo raggiunto il fondo del pozzo nero che non ha ritorno.   Dante paragona costoro a una lupa che “…dopo il pasto ha più fame che pria”.

A tale proposito afferma lo psichiatra Albert Gorres: “Esiste una forte connessione fra il cedimento, spesso voluto, alla immoralità pubblica (il cosiddetto malcostume) e la diffusione di fenomeni abnormi, quali violenza, delinquenza, illegalità, mancato controllo degli impulsi più irrazionali proprio perché le aberrazioni morali, culturali, legislative, sono conseguenza della perdita della ragione, e la perdita della ragione è conseguenza della perdita di Dio”. 

In questo quadro poco edificante ma certamente realistico di giungla selvaggia, quale futuro possono sperare  di avere gli eventuali bambini adottati?  Ogni bambino ha il sacrosanto diritto – diritto nativo - di avere due genitori costituiti da un padre e da una madre, e pertanto strumentalizzare degli esseri innocenti e indifesi come i bambini per soddisfare il desiderio di due padri o due madri mancate, è un autentico crimine!   E chi garantisce che questi bambini, crescendo, non finiscano nello stesso letto dei loro doppi e falsi “padri” o “madri” in un’orgia collettiva incontrollata che nessuna legge potrà più arginare perché ormai sta diventando lecito tutto, perfino la pedofilia quando il minore è consenziente?  Questo è peggio di una bomba atomica che incombe su tutta l’umanità perché ci si gioca non solo la vita su questa terra, che è sempre breve, ma l’anima per tutta l’eternità! Bisogna avere il coraggio di gridarlo da tutti i pulpiti e da tutte le tribune! 

I piaceri su questa terra passano, come pure i dolori, ma terribile sarà il giudizio di Dio verso coloro che vogliono stravolgere il diritto fondato sulla legge naturale arrecando grave scandalo agli innocenti.  Sarebbe meglio per loro, afferma Cristo nel Vangelo, che si buttassero a mare con una grossa pietra al collo!  E saranno gli Angeli i loro accusatori davanti a Dio!

 

 

2^ parte           OMOSESSUALITA’  E  CHIESA CATTOLICA

 

Il fenomeno della omosessualità, al di là del numero delle persone realmente affette da questo problema, non può essere affrontato e risolto a seconda della religione di appartenenza, ma deve essere visto innanzitutto alla luce della ragione, di quella retta ragione che accomuna tutti gli uomini quando non è traviata da preconcetti o da false ideologie. 

Pertanto, in questa faccenda, come in altre del genere, la Chiesa ha il dovere di fare presente che questo argomento non riguarda solamente la morale cristiana, ma la ragione!  E’ innanzitutto un problema di razionalità e di legge naturale, quella stessa legge voluta da Dio e inscritta nella natura.  Si tratta semplicemente di usare l’intelligenza per rispettare la verità delle cose, vale a dire, l’ordine naturale, quell’ordine che non abbiamo voluto noi ma che ci siamo trovati davanti quando siamo venuti al mondo.  A nessuno verrebbe in mente di chiedere ai cittadini con un referendum se vogliono abrogare la legge di gravità per poter volare liberamente, o se preferiscono che sugli alberi fioriscano panini imbottiti al posto delle solite mele, perché le cose stanno così e dobbiamo accettarle così, che ci piaccia o no, nella certezza che questo è per il nostro bene. Anche la legge morale che regola il comportamento dell’uomo dotato di intelligenza e libertà, non è una legge esterna che ci piomba addosso, arbitraria e discutibile, come può avvenire per le leggi dello Stato, ma è una legge inscritta nella natura dell’uomo, quindi non è un giogo pesante, ma è garanzia e protezione dell’essere umano nella sua stessa realtà esistenziale.

Nell’ambito delle unioni sessuali, l’uomo e la donna sono stati creati con quelle particolari conformazioni anatomiche, fisiologiche e psicologiche atte a formare la famiglia e a procreare.   Pertanto la famiglia non è un’invenzione della Chiesa, né dello Stato, neppure della Società, è stato Dio a volere la famiglia quando disse nella Genesi“E Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò.  Dio li benedisse e disse loro: “siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra”. La Chiesa non fa altro che rispettare ciò che Dio ha stabilito fin dall’eternità, imprimendolo nella legge naturale perché fosse visibile a tutti.

 

Queste considerazioni stimolano la coscienza dell’uomo ad alcune doverose riflessioni:

1)                 Il pericolo di considerare il comportamento omosessuale come normale e lecito, bombardati come siamo, non tanto dalle rivendicazioni degli stessi interessati i quali probabilmente vorrebbero essere lasciati in pace, ma da forti pressioni esterne, le cosiddette “lobbyes”, che incoraggiano e ingigantiscono con mezzi propagandistici davvero scandalosi e immorali, questi ed altri comportamenti analoghi, con la pretesa di elevarli a vere e proprie istituzioni sociali, come pretendono i “gay” che vogliono costituirsi come identità socio-politica, soggetto di diritto. Viene così offerto una specie di narcotico psicologico che affievolisce la coscienza e impedisce agli interessati di uscire da questa schiavitù, anzi sono invitati a considerarsi fieri ed orgogliosi del loro stato!  Sappiamo che è la natura stessa a ribellarsi a queste cose ritorcendosi contro l’uomo, anche con malattie gravissime, fin troppo diffuse. Faccio un esempio chiaro: fino a pochi anni fa si vedevano nei centri di trasfusione degli ospedali dei grandi cartelli che proibivano severamente la donazione del sangue a coloro che nella loro vita avevano avuto anche un solo rapporto omosessuale, perché il sangue poteva essere infetto. Adesso questo discorso non certo secondario per l’incolumità della gente è stato messo a tacere, ma non perché si sia trovato il farmaco della guarigione, ma perché così hanno deciso le lobbyes!!!

2)                 In secondo luogo significa negare alla persona la capacità di superare questo problema, in quanto è stato più volte confermato dagli studiosi che questo comportamento, tranne casi rarissimi, non è congenito ma frutto di una “disfunzione psichica”, di cattive abitudini, o di esperienze negative, o di reazione davanti all’aggressività di certi comportamenti femminili; situazioni, comunque, dalle quali si può uscire. Prova ne sia che nel mondo animale esistono malformazioni congenite di vario genere, ma non si è mai verificato il caso di attrazioni e unioni omosessuali fra bestie, ciò vuol dire che è una devianza che riguarda l’uomo non tanto nella sfera genetica, difficilmente modificabile, quanto piuttosto in quella educativa e psicologica, soggetta quindi all’influsso della volontà e pertanto passibile di cambiamento.

3)         Significa inoltre non aver capito il ruolo della Chiesa e del cristiano, che non è solo quello di alleviare pietosamente le ferite lasciando “l’ammalato” nella sua cancrena, bensì è quello di avere “dell’ammalato” una stima e una fiducia tali da saper usare anche il bisturi pur di farlo guarire.  Compito della Chiesa e del cristiano, che del resto sono consapevoli delle condizioni di sofferenza di molti che devono lottare con queste difficoltà, è quello di ricordare che c’è la Grazia di Dio che aiuta a vivere i Comandamenti e che senza la Sua Grazia è difficile vivere non solo la castità ma qualunque altra virtù, che la violazione costante dei Comandamenti di Dio comporta sempre il rischio di autodistruggersi nella vita terrena e di mettere in pericolo la salvezza eterna, e che infine, dà molta più gioia e gratificazione una vita casta, anche se talvolta esige sacrificio e lotta, che una vita di disordine sessuale, sia esso etero o omosessuale.

 

Cosa intendono certi preti quando propongono una “pastorale per omosessuali”?  Intendono forse che la Chiesa si deve “omologare” con la mentalità dei mass-media dominanti, trovando per giunta la strada per eliminare gli inevitabili sensi di colpa?  Intende studiare il sistema per tacitare le coscienze, magari dietro il tranquillante di qualche preghiera o di formali benedizioni? Non so se lo scopo di queste ed altre iniziative per omosessuali sia quello di fare il possibile per aiutare questi ragazzi ad uscire dal loro stato, o solo quello di dar loro una pietosa comprensione, se non addirittura un forte incoraggiamento perché non si sentano dei diversi!   Sono gli stessi ragazzi affetti da questo problema che desiderano uscirne perché non è la gente che li discrimina, semmai è la loro coscienza che li rende inquieti e desiderosi di essere liberati da queste catene, se qualcuno offre loro una mano.

Alla luce di queste verità ovvie, un cristiano anzi, ogni uomo di retta coscienza, deve saper dire di no a tutti gli errori, a tutti i vizi, a tutte le stupidità che ci vengono imposte dalla cultura dominante che ha perso il ben dell’intelletto.

                                   stella.patrizia@libero.it

Dottore in Psico-Pedagogia

Verona, 29 aprile 2005