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La catechesi di satana durante un recente caso di esorcismo

LUNGI  DA  ME  SATANA

 

[23]Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: <<Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!>>.

Mt. 16,23

 

Padre Dario Betancourt, durante una stupenda catechesi pronunciata al Palasesto di Sesto S. Giovanni il 6 ottobre 2002 (è possibile richiedere la videocassetta dell’incontro alla Comunità Servi di Cristo Vivo www.cscv.it ) ha edificato i partecipanti anche riguardo ai pericoli che possono derivare da una certa letteratura ispirata dal diavolo. Questa catechesi deve stimolarci ad un’attenta riflessione carica di  implicazioni concrete.

La frase lapidaria pronunciata da Gesù nei confronti di Pietro che desiderava, in buona fede (ma ispirato dal demonio), distogliere il Signore dalla sua missione salvifica e redentiva assume una precisa valenza in molte occasioni della nostra vita.

Numerose sono infatti le situazioni in cui satana cerca di allontanarci da una condotta di santità e di evangelizzazione. Occasioni che vengono spesso sottovalutate in un’epoca in cui vige il “politicamente corretto” e l’assenza quasi totale di una catechesi sull’empietà.

In virtù dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo tutti i cristiani sono autorizzati a pronunciare o a rendere operativa la frase perentoria di Gesù. Quando ad esempio ci accostiamo a letture, spettacoli, avvenimenti che distolgono da Cristo e dalla Parola eterna di Dio dobbiamo vivere l’imperativo di Gesù “lungi da me satana”. D’altronde chi mangerebbe un cibo velenoso per il corpo se venisse avvisato della sua pericolosità? Analogo discorso deve valere per il cibo dell’anima!

Quanti cristiani sono in grado, però, di attualizzare questo eterno invito? Quanti preferiscono dedicarsi alla lettura giornaliera della Bibbia e di altre opere edificanti? Quanti hanno il coraggio di non seguire le mode imposte da certi mass media e dai moderni profeti di Baal (che dedicano ampi spazi agli orrori dei nostri tempi mentre, salvo eccezioni, non danno notizia degli incontri in cui Gesù opera concretamente nella nostra vita)? Quanti giovani hanno il coraggio di resistere agli inviti del popolo della notte con tutte le sue seduzioni? Ecc.

E’ doveroso, se vogliamo veramente porre rimedio ad una società ormai moralmente marcia (nella quale i figli ammazzano i genitori, i genitori uccidono i figli, i giovani si ammazzano tra loro ecc.), che dedichiamo il nostro tempo non lavorativo alla nostra edificazione personale, familiare e sociale; ma non possiamo crescere spiritualmente se non abbiamo il coraggio di affermare “lungi da me satana” a tutta quella “cultura” imposta da molti mass media con lo scopo di allontanarci da Dio e dalla sua eterna Parola. Non lo possiamo fare se non dedichiamo tempo alla preghiera personale, familiare e di gruppo, se non leggiamo la Bibbia ogni giorno, se non ci accostiamo con frequenza ai sacramenti, se non dedichiamo il tempo alla lettura di opere edificanti in senso cristiano, se non visioniamo videocassette che mettono il risalto che Gesù è vivo e presente in mezzo a noi.

Dobbiamo quindi avere il coraggio di filtrare con attenzione i programmi di “mamma tv” (compresi certi Tg in cui si passa, con la medesima tonalità espressiva dei presentatori, da un afferrato delitto ai risultati sportivi), di opporci a certe catechesi scolastiche e al “così fan tutti”. Dobbiamo avere il coraggio di contrapporre la Parola di Dio alla sociologia del mondo che non potrà mai fornire una risposta agli spietati delitti ispirati dal demonio in un’epoca il cui il Crocifisso (simbolicamente ed interiormente) viene bandito da ogni ambiente, grazie a complicità varie ed al disinteresse di molti cosiddetti cattolici. Lo spazio occupato dal Crocifisso “eliminato” viene però occupato dal diavolo con gli effetti che sono sotto gli occhi di tutti. Mentre i moderni Soloni s’interrogano sui mass media, che non dedicano (salvo eccezioni) spazio alla concretezza del Vangelo nella sua interezza, lo Spirito Santo ci risponde con le seguenti parole “In realtà l'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell'ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità; essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell'incorruttibile Dio con l'immagine e la figura dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen. Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s'addiceva al loro traviamento. E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d'una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa” (Rm. 1,18 seg.)